Capricci a tavola
Nei primi anni di vita molti bambini possono avere degli atteggiamenti oppositivi e spesso fanno capricci a tavola reagendo negativamente all’introduzione di nuovi cibi nell’alimentazione quotidiana.
A volte il capriccio è scatenato da problemi apparentemente banali (tipo voglio un particolare cibo e se non lo ottengo…scatta il “capriccio“).
Dallo svezzamento in poi il bambino va incontro a nuove abitudini alimentari e scopre nuovi gusti; il genitore decide le regole per un’educazione alimentare corretta (cosa, quando e dove si mangia) influenzando, per gli anni successivi, il rapporto del figlio con il cibo anche attraverso il suo comportamento.
Capricci a tavola: il bambino decide “se” e “quanto” mangiare.
Il bambino all’inizio viene in contatto con sapori e odori che, in alcuni casi, accetta subito, altre volte no.
Spesso l’alimento rifiutato inizialmente diventa gradevole solo dopo vari tentativi.
È compito del genitore fornire al bambino una corretta alimentazione, offrendogli alimenti sani per crescere, cercando di assecondare le sue preferenze e i suoi gusti.
Nel frattempo, sottoporgli anche alimenti che almeno inizialmente non desiderano mangiare.
Può succedere che in questa fase alcuni bimbi rifiutino il cibo e facciano capricci che possono sorprendere per la loro violenza, a volte vere crisi di collera, davanti alle quali papà e mamma non sanno come reagire.
È utile sapere che atteggiamenti di questo tipo sono frequenti.
Non sono avvisaglie, o il preludio, di un futuro carattere intrattabile e che non sempre sono la conseguenza di errori educativi ma fanno parte dell’accrescimento del bambino.
Gli stratagemmi della mamma
* Fare porzioni minime nel piatto.
* Gustare pietanze prelibate ostentando piacere.
* Dichiarare che certi cibi non sono per i bambini vietandone l’assaggio.
* Proibire di sedersi a tavola e mangiare o non apparecchiare per “chi non ha appetito” (trattamento da riservare solo ai bambini che iniziano a lamentarsi prima di essersi seduti a tavola).
* Chiedere espressamente ai famigliari di evitare di intervenire in qualunque modo nei confronti del problema o anche solo di parlarne, ma di limitarsi ad osservarlo.
• Armatevi di tanta pazienza e vedrete che il tempo risolverà molti problemi.
Terapie strategiche brevi
*Osservare senza intervenire: bloccare il proprio interventismo e studiare la situazione che, in seguito, potrà essere gestita in maniera differente.
* Congiura del silenzio: non parlare di cibo e di alimentazione di fronte al bambino. I genitori devono evitare di parlare del problema e interrompere ogni forma di “forzatura” a mangiare.
*Negazione o, meglio, il vietare per ottenere.